Il dolore muscolo-scheletrico

Errori frequenti nella presa in carico

  • Uso eccessivo di esami di imaging.
    La ricerca ha dimostrato che non c’è una correlazione forte tra i risultati della diagnostica per immagini e e il dolore. Ci sono persone che hanno ernie e protrusioni e non hanno dolore e viceversa. Questi esami rischiano di essere fuorvianti e vanno prescritti solo in presenza di precise “bandierine rosse”.

  • Errori diagnostici o di classificazione.
    Negli ultimi anni la comunità scientifica ha introdotto nuove modalità di classificazione del dolore cronico, che non sempre sono note e/o utilizzate correttamente dai terapisti. Per esempio, colpo di frusta, fibromialgia, dolore diffuso e sindromi regionali complesse sono classificate oggi come “dolore nociplastico”, causato da processi di sensibilizzazione centrale, una tipologia di dolore che richiede modalità di intervento specifiche.

  • Chirurgia inutile.
    Nonostante la tendenza a proporla come soluzione definitiva, in molti casi la chirurgia ha risultati equivalenti alla riabilitazione fisica o al placebo

  • Mancanza di educazione del paziente.
    L’idea che il dolore muscolo-scheletrico non sia solo un problema muscolo-scheletrico ma una condizione multifattoriale non è ancora parte della cultura medica comune. Per questo spesso viene tralasciata la necessità che il paziente comprenda come funziona il sistema del dolore e che acquisisca schemi mentali adeguati e capacità di auto-gestione dei fattori coinvolti nella modulazione del dolore.

  • Abuso di oppiodi.
    I farmaci oppiodi sono scarsamente efficaci nel dolore muscolo-scheletrico sia acuto sia cronico

Terapia fisica centrata sulla persona

Anche in questo caso, l’aspetto più importante è considerare il dolore muscolo scheletrico come un fenomeno multifattoriale che non riguarda solo le strutture muscolo-scheletriche, ma tutto ciò che può influenzare la percezione del dolore, da un punto di vista biologico (quindi anche neurologico, di sensibilizzazione, centrale, infiammatorio o legato ad altre comorbidità) , ma anche psicologico-sociale. Per questo il primo passo, anche per un “banale” mal di schiena è una valutazione multidimensionale.

La relazione terapeutica

Una gestione efficace del dolore muscolo-scheletrico si basa sull’alleanza terapeutica e sui fattori interpersonali nella relazione di cura. Il terapista che comprende a fondo la storia del paziente e il paziente che ha ricevuto un’educazione adeguata su tutti i fattori che influenzano la sua esperienza del dolore definiscono insieme gli obiettivi, prendono decisioni condivise e collaborano per trovare la migliore strategia terapeutica.

L’attività fisica

Fino all'inizio degli anni '80 veniva prescritto come trattamento per il dolore lombare il riposo a letto, ma da allora sono emerse prove scientifiche di elevata qualità che dimostrano la superiorità delle terapie di movimento rispetto al riposo. Oltre a migliorare il funzionamento fisico, un approccio più moderno all'esercizio terapeutico, aiuta i pazienti a comprendere e superare le "patologie secondarie", tra cui la paura del movimento (kinesiofobia) e l'ansia, che contribuiscono al dolore e alla disabilità. L’esercizio fisico è raccomandato, in particolare, l’esercizio supervisionato, ma non c’è un allenamento valido per tutti: tipo di esercizi, durata ottimale e frequenza vanno calibrati sul singolo individuo, per evitare riacutizzazioni.

Stile di vita e comportamenti

Tra gli aspetti da considerare all’interno di questa strategia ci sono anche la gestione dello stress e l’igiene del sonno. Stanchezza e disturbi del sonno sono frequenti tra chi soffre di dolore muscoloscheletrico, perché il dolore rende difficile il sonno e la carenza di sonno ristoratore aumenta il senso di fatica che limita la funzionalità. Acquisire strategie e tecniche di rilassamento e sane abitudini per la gestione del sonno, possono essere ingredienti del percorso terapeutico.

Fattori psico-sociali

Quando si soffre di cervicalgia o di mal di schiena il pensiero comune ci porta nella direzioni di soluzioni meccaniche: tecar, ultrasuoni, elettrostimolazioni e onde d’urto. Oppure massaggi, manovre ed esercizi per migliorare la postura e il tono muscolare.
Ma il dolore cronico, anche quello muscolo-scheletrico, coinvolge mente e corpo che insieme contribuiscono a perpetuare il dolore: il nostro cervello si abitua a produrre il dolore, anche in assenza di veri e propri danni fisici, e i nostri pensieri ed emozioni sono parte integrante di quell'abitudine integrata dal nostro sistema nervoso centrale. Per disinnescare questi meccanismi in maniera efficace, si lavora insieme su corpo e mente: per questo PainLab utilizza la terapia fisica psicologicamente informata.

Riferimenti bibliografici