Il dolore muscolo-scheletrico
Con il termine “dolore muscolo-scheletrico” si intende una varietà di condizioni che possono avere cause e prognosi molto diverse. Quello che è certo è che il dolore muscolo scheletrico cronico (in particolare il mal di schiena) secondo l’OMS è il principale responsabile di disabilità mondiale e ne soffre il 20-30% della popolazione.
Colpisce prevalentemente la schiena (lombalgia) o il collo (cervicalgia), le articolazioni in caso di artrosi o artrite reumatoide, ma può colpire anche la spalla o altri distretti corporei, con caratteristiche di decorso simili. E’ più frequente con l’avanzare degli anni, ma non risparmia i giovani.
Le cause (eziologia) possono essere diverse: il dolore potrebbe essere il segnale di un’altra patologia, oppure una patologia concomitante potrebbe esacerbare il dolore. Ma il dolore potrebbe essere di per sé la malattia.
In questo caso parliamo di dolore primario.
Il dolore muscolo-scheletrico primario è definito il dolore cronico ai muscoli, alle ossa, alle articolazioni o ai tendini, caratterizzato da un significativo disagio emotivo (ansia, rabbia, frustrazione e umore depresso) o da disabilità funzionale.
E’ l’impatto sulla vita quotidiana che lo definisce più di qualsiasi altra caratteristica: rende difficile svolgere le attività quotidiane, rovina il sonno, le relazioni, rende più difficile anche affrontare la vita lavorativa.
Ma non è un problema solo per chi ne soffre: anche per i curanti si tratta di un problema molto difficile da affrontare e risolvere.
Errori frequenti nella presa in carico
Uso eccessivo di esami di imaging.
La ricerca ha dimostrato che non c’è una correlazione forte tra i risultati della diagnostica per immagini e e il dolore. Ci sono persone che hanno ernie e protrusioni e non hanno dolore e viceversa. Questi esami rischiano di essere fuorvianti e vanno prescritti solo in presenza di precise “bandierine rosse”.Errori diagnostici o di classificazione. Negli ultimi anni la comunità scientifica ha introdotto nuove modalità di classificazione del dolore cronico, che non sempre sono note e/o utilizzate correttamente dai terapisti. Per esempio, colpo di frusta, fibromialgia, dolore diffuso e sindromi regionali complesse sono classificate oggi come “dolore nociplastico”, causato da processi di sensibilizzazione centrale, una tipologia di dolore che richiede modalità di intervento specifiche.
Chirurgia inutile.
Nonostante la tendenza a proporla come soluzione definitiva, in molti casi la chirurgia ha risultati equivalenti alla riabilitazione fisica o al placeboMancanza di educazione del paziente.L’idea che il dolore muscolo-scheletrico non sia solo un problema muscolo-scheletrico ma una condizione multifattoriale non è ancora parte della cultura medica comune. Per questo spesso viene tralasciata la necessità che il paziente comprenda come funziona il sistema del dolore e che acquisisca schemi mentali adeguati e capacità di auto-gestione dei fattori coinvolti nella modulazione del dolore.
Abuso di oppiodi.
I farmaci oppiodi sono scarsamente efficaci nel dolore muscolo-scheletrico sia acuto sia cronico
Terapia fisica centrata sulla persona
Anche in questo caso, l’aspetto più importante è considerare il dolore muscolo scheletrico come un fenomeno multifattoriale che non riguarda solo le strutture muscolo-scheletriche, ma tutto ciò che può influenzare la percezione del dolore, da un punto di vista biologico (quindi anche neurologico, di sensibilizzazione, centrale, infiammatorio o legato ad altre comorbidità) , ma anche psicologico-sociale. Per questo il primo passo, anche per un “banale” mal di schiena è una valutazione multidimensionale.
La relazione terapeutica
Una gestione efficace del dolore muscolo-scheletrico si basa sull’alleanza terapeutica e sui fattori interpersonali nella relazione di cura. Il terapista che comprende a fondo la storia del paziente e il paziente che ha ricevuto un’educazione adeguata su tutti i fattori che influenzano la sua esperienza del dolore definiscono insieme gli obiettivi, prendono decisioni condivise e collaborano per trovare la migliore strategia terapeutica.
L’attività fisica
Fino all'inizio degli anni '80 veniva prescritto come trattamento per il dolore lombare il riposo a letto, ma da allora sono emerse prove scientifiche di elevata qualità che dimostrano la superiorità delle terapie di movimento rispetto al riposo. Oltre a migliorare il funzionamento fisico, un approccio più moderno all'esercizio terapeutico, aiuta i pazienti a comprendere e superare le "patologie secondarie", tra cui la paura del movimento (kinesiofobia) e l'ansia, che contribuiscono al dolore e alla disabilità. L’esercizio fisico è raccomandato, in particolare, l’esercizio supervisionato, ma non c’è un allenamento valido per tutti: tipo di esercizi, durata ottimale e frequenza vanno calibrati sul singolo individuo, per evitare riacutizzazioni.
Stile di vita e comportamenti
Tra gli aspetti da considerare all’interno di questa strategia ci sono anche la gestione dello stress e l’igiene del sonno. Stanchezza e disturbi del sonno sono frequenti tra chi soffre di dolore muscoloscheletrico, perché il dolore rende difficile il sonno e la carenza di sonno ristoratore aumenta il senso di fatica che limita la funzionalità. Acquisire strategie e tecniche di rilassamento e sane abitudini per la gestione del sonno, possono essere ingredienti del percorso terapeutico.
Fattori psico-sociali
Quando si soffre di cervicalgia o di mal di schiena il pensiero comune ci porta nella direzioni di soluzioni meccaniche: tecar, ultrasuoni, elettrostimolazioni e onde d’urto. Oppure massaggi, manovre ed esercizi per migliorare la postura e il tono muscolare.
Ma il dolore cronico, anche quello muscolo-scheletrico, coinvolge mente e corpo che insieme contribuiscono a perpetuare il dolore: il nostro cervello si abitua a produrre il dolore, anche in assenza di veri e propri danni fisici, e i nostri pensieri ed emozioni sono parte integrante di quell'abitudine integrata dal nostro sistema nervoso centrale. Per disinnescare questi meccanismi in maniera efficace, si lavora insieme su corpo e mente: per questo PainLab utilizza la terapia fisica psicologicamente informata.
Riferimenti bibliografici
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- https://www.iasp-pain.org/resources/fact-sheets/neck-and-shoulder-pain/
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